sabato 18 maggio 2013

CARLOTTA PRIMO REVIVAL

...Ovvero, per cominciare, la sua prima (dis)avventura sportiva, dato che avete già visto il primo strip nel precedente post.

Anziché proporvi la scansione delle pagine, ve lo riscrivo direttamente qui eliminando l'originale fondo colorato del layout di stampa, decisamente troppo invadente.

Si parla ancora di lire anziché di euro, e il tratto deve prendere sicurezza, ma già traspare il carattere di Carlotta.

Ecco dunque, tratto dal primo numero di Star Dance, edito da Walt Disney nel dicembre 1992, il racconto:

testo di Alberto Savini


Ero sulla cima di quella montagna così spaventosamente alta. 
Che strano! Vista dal basso, prima di prendere la seggiovia, non mi era sembrata molto ripida. Ora invece, affacciata all’orlo della pista, mi tremavano le ginocchia per la fifa, con un ritmo che avrebbe fatto invidia ad un suonatore professionista di nacchere. 
Tlacchete tlacchete tlack! Olé! 



Mi ero cacciata in quella spiacevole situazione dopo aver visto in televisione una gara di sci particolarmente entusiasmante. Dalla comoda poltrona del salotto, sciare sembrava facilissimo… insomma, quel sabato mi era proprio venuta la voglia di provarci. Avevo telefonato a un club sciistico della mia città, prenotando un posto sul pullman per l’indomani, domenica. 
Partenza alle quattro e mezza! 

- Intende alle sedici e trenta… del pomeriggio, vero? – avevo tentato speranzosa. 
- No, signora, alle quattro e mezza… di mattina! – aveva risposto la voce, implacabile. 
- Cominciamo bene! – pensai con un sospiro rassegnato di pigrizia. 



Trovare l’abbigliamento adatto, invece, non era stato facilissimo. Un negozio del centro mi aveva sparato la cifra di un milione e rotti ( ...euro 516,46) per tuta da sci, scarpone in tinta, guanti in goretex e occhiali a specchio. 
Però, cavolo, la fascetta ferma capelli era in omaggio. 



Non avevano voluto accettare un pagamento rateale di cinquantamila lire l’anno ed ero tornata a casa a mani vuote. Ma ormai ero decisa: sarei andata a sciare ad ogni costo. 
Quel sabato, dopo ore di ricerche forsennate per tutta la casa, avevo messo insieme un equipaggiamento passabile. 
Come tuta avrei usato quella, enorme, con la quale lavorava il nonno Pino (il meccanico) prima di mettersi in pensione. 



Sotto di essa c’era lo spazio per otto calzamaglie ascellari, tre paia di calzettoni e cinque maglioni di lana. 
Un vecchio paio di guanti da sera di mia madre, lunghi fino al gomito, e un secondo paio da piatti (quelli arancioni in gomma per intenderci), avrebbero evitato il congelamento delle mie ditina delicate. Infine, invece della fascetta ferma capelli (quella in omaggio), avrei usato la papalina da notte di mia nonna Brigida. Sci e scarponi li avrei affittati in loco. 



Il viaggio in pullman fu tragico, soprattutto perché dovetti sorbirmi tre ore di stonatissimi canti alpini fin dalle quattro e quaranta del mattino. Finalmente, dopo altre sei ore di coda alla seggiovia, ero lì, sul cocuzzolo di quella stupenda montagna innevata. 



Gli sci che avevo affittato brillavano sotto il sole. 
Il primo fascicolo dell’enciclopedia della perfetta sciatrice che avevo trovato in un vecchio baule di mia nonna Brigida (insieme alla papalina) mi rivelò che per curvare a destra avrei dovuto buttare il peso sulla gamba sinistra. 



La pagina che spiegava come curvare a sinistra era stata divorata dalle tarme. 

-Pazienza! – sospirai – Me la caverò ugualmente! – 

E partii. Fu bellissimo. 
Non esistono parole per esprimere le meravigliose sensazioni che provai scivolando su quella neve bianca e soffice. 
E non ne esistono neppure (di garbate) per esprimere ciò che pensai quando mi accorsi che non sapevo come frenare. 
Sull’enciclopedia della perfetta sciatrice promettevano che ne avrebbero trattato sul fascicolo della settimana successiva. Peccato che mia nonna non avesse completato la raccolta. 



Cinque ore più tardi, quando ormai stavano calando le prime ombre della sera, il pullman, sulla cui fiancata mi ero “spatasciata”, arrivò al Brennero. Da lì, per la modica somma di cinquecentomila lire, un pietoso taxista mi ricondusse a casa. 



Da allora non ho più seguito le gare di sci alla televisione. Ho scoperto di preferire sport più… tranquilli, tipo il wrestling o il pugilato per intenderci. Certo, oggi come oggi proverei lo sci nautico (che dicono sia totalmente differente), ma solo a una condizione: che il lago non sia troppo in discesa! 

Carlotta


Alla prossima, con le strisce del numero 2 di Star Dance!









Nessun commento:

Posta un commento